ELVIRA KELLER

Per realizzare questi piatti mi sono calata nel territorio, che è stato alla base della mia spinta creativa. Innanzitutto le colline, i calanchi e la terra; poi la vegetazione, le viti, gli ulivi, le querce e il sottobosco; infine come tutti questi elementi influiscono sui vini qui prodotti

IL PROGETTO

Quando sono stata invitata da Matteo Zauli a creare un piatto per La Berta, innanzitutto ho chiesto di visitare il podere, mi sono fatta raccontare un pò la storia dell’azienda e la filosofia di produzione della cantina. Mi sono immediatamente calata nel territorio che è stato alla base della mia spinta creativa.

Innanzitutto le colline, i calanchi e la terra; poi la vegetazione, le viti, gli ulivi, le querce e il sottobosco; infine come tutti questi elementi influiscono sui vini qui prodotti.

Da tutto questo è nata la mia ricerca colori e simboli, che ho poi usato per decorare i piatti.

Per quanto riguarda la forma è stato molto facile: ho utilizzato lo stampo di una forma tradizionale, il “cappello di Prete”, che declinato nella mia tecnica si piega sotto il suo stesso peso, creando delle onde assolutamente in relazione con il paesaggio circostante.

Da tutto questo sono emersi 5 piatti caratterizzati ognuno da colori e incisioni differenti, ciascuno nominato con i nomi dei vini del podere.

BIO

Nata e cresciuta a Napoli, dopo essersi diplomata si dedica all’apprendimento delle tecniche ceramiche in più studi. Consegue una specializzazione in Arte della Maiolica presso l’istituto Ballardini di Faenza, dove si stabilisce e apre un proprio laboratorio. Partecipa a mostre personali e collettive in Italia, Austria, Germania, Francia, Giappone e Israele.

Riceve il primo premio al 5° Simposio di Bassano del Grappa, alla IV Biennale Giovani Artisti sezione scultura di Napoli e al concorso Convivium di Appignano.

Viene selezionata a vari concorsi internazionali tra cui quello del MIC di Faenza e l’International Ceramic Festival MIINO Japan.

Partecipa a reidenze artistiche, tra cui quella presso Toki in Giappone e Benjamini Ceramic Center a TelAviv.

La sua personalissima poetica, inizialmente è ispirata allo spazio cosmico, viene in seguito ispirata da forme naturali e fitomorfe, ma soprattutto da case e architetture: dalle creazioni della natura e da quelle dell’uomo.

Esplora le architetture in bilico su fragili “gambe”: le palfitte.

Realizza complementi d’arredo e per la tavola utilizzando differenti materiali per alta temperatura.

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